Tifoni, alluvioni e terremoti incombono: come risponderà l’Asia?

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Con la crescita della popolazione urbana nelle grandi città asiatiche aumenta anche la necessità di attivarsi contro il cambiamento climatico. Sono necessarie nuove infrastrutture e un sistema che punti sempre di più verso una transizione sostenibile

Tokyo, Delhi e Shanghai: le tre città più popolose del mondo, secondo il World Population Review, si trovano in Asia. Tale fatto tuttavia non sorprende: solo in Cina, gli abitanti al 2020 avevano raggiunto gli 1,4 miliardi, mentre nello stesso anno in India erano poco più di 1,38 miliardi. “Le città asiatiche stanno crescendo più velocemente di qualsiasi altra area del mondo e si prevede che la popolazione urbana supererà i 2,6 miliardi nel 2030” affermano gli esperti di BNP Paribas Asset Management. Quali le ragioni di tale esodo? Non solo salari più alti, ma anche maggiori prospettive occupazionali. Ragioni per cui i cittadini sono disposti a barattare una scarsa qualità di vita dovuta ad alti tassi di criminalità, alloggi scadenti e accesso inadeguato all’acqua pulita. La loro scelta, tuttavia, non comporta soltanto un costo personale e limitato alla regione asiatica, ma ha anche un costo globale. Infatti, la sovrappopolazione delle città porta con sé una grande sfida ambientale e di sostenibilità. Scopriamo perché.

Una svolta sostenibile è sempre più urgente

Gli analisti di BNPP AM sottolineano che “il passaggio a una vita sostenibile nelle città asiatiche è qualcosa che deve essere affrontato rapidamente”, visto anche che al momento la popolazione dell’Asia si aggira intorno ai cinque miliardi di persone, ovvero quasi il 60% della popolazione mondiale.

Gli effetti del climate change sono già chiari: i disastri naturali come terremoti, tempeste, cicloni e inondazioni hanno infatti iniziato a colpire i paesi asiatici già dal 2015. Solo pensando al mese di agosto 2022, sia il Giappone che la Corea del Sud hanno subito danni irreparabili durante la stagione dei tifoni e la situazione continuerà solo a peggiorare. Proprio per questo è necessario intervenire in fretta, aggiornando le infrastrutture così da creare la resilienza necessaria per sopportare l’impatto fisico e reale causato dal cambiamento climatico. Si tratta di un investimento considerevole: secondo le stime di McKinsey si parlerebbe almeno di 1.000 miliardi di dollari necessari al fine di realizzare la transizione sostenibile nelle città asiatiche.

Cinque passi verso la sostenibilità

Non bisogna tuttavia immaginare che gli stessi stati siano rimasti inerti di fronte alla minaccia del climate change. “Nazioni come Cina, Giappone, Corea del Sud e Malesia stanno già guidando gli impegni climatici della regione e le loro banche centrali stanno attribuendo maggiore importanza alla sostenibilità e agli investimenti Esg (ambientali, sociali e di governance)”, spiegano da BNPP AM.

Tuttavia, vi è la necessità di un ripensamento quasi completo, basato su cinque temi centrali. In primis, una migliore mobilità urbana, che incorpori veicoli a basse emissioni di carbonio; ma anche migliori infrastrutture di base, che aumentino anche la resilienza agli eventi metereologici estremi; la promozione di uno sviluppo integrato, che bilanci attività sociali, economiche e naturali; la costruzione di strutture sanitarie ed educative moderne; l’obiettivo di realizzare città sostenibili, che adottino soluzioni innovative e tecnologiche.

Superare le preoccupazioni sul credito

“Dal punto di vista degli investimenti, – spiegano gli esperti di BNPP AM – la necessità di rendere le città asiatiche più sostenibili rappresenta un’opportunità a lungo termine, caratterizzata da una forte domanda e da una crescita continua”. Si tratta di un progetto in linea con la struttura del reddito fisso: i progetti infrastrutturali, infatti, richiedono solitamente più round di iniezioni di capitale. E nonostante i deflussi dell’obbligazionario cinese che si sono verificati tra febbraio e maggio, Bloomberg ha rassicurato gli investitori, parlando di un mercato ormai pari a quello di un paese sviluppato, che rappresenta “anche un’opzione interessante rispetto ad altre attività a reddito fisso che dovrebbero essere più influenzate dalle preoccupazioni per le ripercussioni del ciclo di inasprimento della politica della Federal Reserve”, sottolineano gli da BNPP AM.

Da non dimenticare un’ultima considerazione: nonostante le obbligazioni con etichette sostenibili (Gss) siano passate dal valere 37miliardi di dollari nel 2020 a 99miliardi di dollari l’anno scorso, l’investimento sostenibile in Asia sembra essere ancora agli albori. Questo però non deve spaventare: anzi, i primi investitori ad approcciarsi a questa nuova classe potrebbero avere la possibilità di capitalizzare il vasto potenziale che essa rappresenta.

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