Se salvare l’economia dalla crisi manda in shock il pianeta

Nonostante le banche centrali e i governi siano sempre più attenti alle questioni ambientali e sociali, spesso le misure straordinarie da esse intraprese per salvare l’economia dalle crisi hanno generato conseguenze contrastanti gli obiettivi di sviluppo sostenibile

La politica monetaria corre in soccorso nei periodi di crisi economica. Il suo agire, tuttavia, non spesso rispetta altre crisi impellenti, come quelle ambientali o sociali. Lo dimostrano le conseguenze di alcune azioni delle banche centrali e dei governi in seguito alla grande recessione o alla pandemia, che per risolvere urgenze nel medio-breve periodo hanno tralasciato diverse implicazioni di lungo termine, a danno del pianeta. Un agire che, nella maggior parte dei casi, è tuttavia in contrasto con le priorità di tali istituzioni, sempre più attente a clima e disuguaglianze sociali. Quanto andrebbe ricalibrato per trovare un allineamento è quindi la spesso non sufficiente urgenza con cui questi temi trovano risposta. “Questo ritardo mette a rischio l’umanità” afferma Alex Bernhardt, Economist di BNP Paribas Asset Management. “Dobbiamo utilizzare gli strumenti a nostra disposizione, inclusa la teoria e la politica monetaria, per dare inizio a un futuro più sostenibile”. In primis, per raggiungere i sempre più vicini Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg), il cui termine è fissato al 2030.

Le conseguenze del quantitative easing sull’ambiente…

Nonostante necessarie, in passato alcune politiche intraprese dalle banche centrali hanno avuto conseguenze indesiderate sull’ambiente. Ne è un esempio l’impatto climatico del quantitative easing (qe), strumento di supporto eccezionale all’economia introdotto a partire dal 2008 come risposta alla crisi finanziaria globale. Uno studio della London school of economics and political science e dell’University of Leeds ha tuttavia mostrato come sia passati che recenti acquisti di obbligazioni societarie condotti dalla Banca centrale europea e dalla Bank of England nell’ottica del qe siano stati apparentemente sbilanciati a favore di settori dell’economia dalle alte emissioni di carbonio. Uno schema simile sembrerebbe ritrovarsi anche nelle società mirino degli acquisti straordinari di corporate bonds condotti dalla Federal reserve americana a marzo 2020 in seguito allo shock causato dalla pandemia. Una ricerca di Friends of the earth, Public citizen e BailoutWatch ha infatti sottolineato come a trarre beneficio dagli stimoli della banca centrale siano state diverse aziende operanti nel settore petrolifero e del gas naturale, per un valore di circa 100 miliardi di dollari.

… e sulla società

Anche le questioni sociali sembrerebbero essere tra gli effetti indesiderati delle istituzioni, governi in primis. Il Paycheck protection program istituito dal governo degli Stati Uniti nel 2020, ad esempio, era nato per essere di supporto alle imprese in difficoltà affinché queste continuassero a pagare i propri dipendenti. Ciò nonostante, uno studio condotto da diverse associazioni di imprenditori appartenenti a minoranze etniche ha evidenziato come tali aiuti abbiano principalmente raggiunto la comunità bianca, lasciando scoperte quelle asiatiche, ispaniche e afroamericane.

Uscire dalla crisi senza compromettere gli Sdg

Tali conseguenze sono tuttavia in contrasto con la crescente consapevolezza da parte delle banche centrali a proposito dei rischi che il cambiamento climatico pone alla stabilità macroeconomica e finanziaria. Inoltre, spesso non coincidono con gli obiettivi prefissatisi dai network cui le stesse istituzioni partecipano, come il Network for Greening the Financial System (NGFS), che riunisce più di 105 banche centrali e organi di vigilanza a livello mondiale il cui ruolo consiste nel rafforzare il sistema finanziario nella gestione dei rischi e nella mobilitazione di capitali per investimenti destinati allo sviluppo sostenibile.
Come fare, quindi? Secondo Bernhardt, per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite nel 2015 sarà necessaria una nuova macroeconomia. “Oltre a mantenere la stabilità dei prezzi e la piena occupazione, la politica monetaria dovrà combinare i target ambientali e sociali di lungo termine con quelli macroeconomici” continua l’esperto. Rispettare le scadenze e le urgenze evidenziate dagli Sdg e dall’Accordo di Parigi significherà tuttavia la presa in carico di costi considerevoli, “che potranno però essere compensati da benefici nel lungo periodo, come l’eliminazione della povertà e l’inversione del cambiamento climatico, anche se i tempi in cui avverrà tale rimborso sono ora difficili da stimare”.
In tale contesto, “il settore privato giocherà un ruolo fondamentale, ma senza un contributo significativo da parte dei governi questi obiettivi saranno difficilmente raggiunti” concludono da BNPP AM. I capitali necessari sono infatti più che ingenti dato che, secondo il Sustainable Development Solutions Network, sono ancora 2.200 i miliardi di dollari che dovranno essere messi in gioco ogni anno fino al 2030 affinché tali obiettivi possano essere raggiunti.

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