Perché l’earth overshoot day cade sempre più in anticipo?

La perdita dei servizi ecosistemici ha conseguenze che vanno ben oltre il cambiamento climatico, dato che circa la metà del Pil mondiale ne dipende almeno in parte. Cosa sarà necessario fare per invertire il trend attuale?

29 luglio 2021. 4 agosto 2011. 26 agosto 2005. 23 settembre 2000. 11 ottobre 1990. 23 ottobre 1987. Una serie di date, quelle dell’earth overshoot day (il giorno in cui, ogni anno, l’umanità esaurisce le risorse naturali offerte dal pianeta), la cui progressione nel tempo lascia spazio a tre certezze: di cadere sempre più in anticipo nel calendario, di riflettere il sempre più veloce consumo delle risorse naturali e di lasciare alla Terra sempre meno tempo per rigenerare i propri ecosistemi. Ad oggi, infatti, stima il Global Footprint Network, servirebbero quasi 2 pianeti all’anno (1,75 per la precisione) per mantenere i consumi dell’umanità ai livelli attuali.
“Gran parte dell’attenzione nel dibattito sui cambiamenti climatici e sulle sfide ambientali si è concentrata sulla gestione delle emissioni di anidride carbonica”, spiega Ulrik Fugmann, Co-head environmental strategies group fundamental active equities di BNP Paribas Asset Management. “Tuttavia siamo convinti che vi siano molti più elementi in gioco: il nostro capitale naturale, sotto forma di servizi degli ecosistemi, è in pericolo”.
Il degrado dei servizi ecosistemici e la sua difesa, oltre che le opportunità di investimento ad esso correlate, sarà oggetto della conferenza dal titolo “Investire nel pianeta, ora!” che si terrà mercoledì 15 settembre, ore 16:00 al MiCo – Milano Congressi, in occasione del Salone del Risparmio.

Ripristinare gli ecosistemi: attenzione alla selezione dei titoli

Nel 2005, il Millennium Ecosystem Assessment definiva i servizi degli ecosistemi come “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano”. Quattro le macro categorie di appartenenza: supporto alla vita (come il ciclo dei nutrienti e la formazione del suolo), approvvigionamento (come la produzione di cibo e l’acqua potabile), regolazione (come quella del clima e delle maree e la depurazione dell’acqua) e valori culturali (come quelli estetici ed educativi). Attualmente, “dei 44 mila miliardi di dollari rappresentanti il Pil mondiale, circa il 50% dipende in misura elevata o moderata dalla natura o dai suoi servizi”, commenta Fugmann. “I rischi sistemici chiave sono intimamente connessi al capitale naturale. I cambiamenti climatici ne sono un esempio, così come la perdita di biodiversità e le pandemie”. Secondo le stime, per ripristinare gli ecosistemi marini, terrestri e urbani saranno necessari “oltre 2 mila miliardi di dollari l’anno nella prossima decade. Questo creerà 6 mila miliardi di dollari di opportunità di business ogni anno”, secondo BNPP AM. Attualmente, tuttavia, “non vi sono società quotate che si occupano della perdita di biodiversità”, prosegue Fugmann. “Pertanto, la selezione dei titoli necessita di una profonda conoscenza di più tecnologie ambientali. Le opportunità possono essere colte sfruttando le capitalizzazioni di mercato, i settori e le aree geografiche e guardando al di fuori degli indici principali”.

Una conferenza dedicata

La conferenza organizzata da BNPP AM in occasione del Salone del Risparmio sarà dedicata al degrado dei servizi ecosistemici e alla loro difesa, oltre che alle opportunità di investimento ad essi correlate. Ospite d’eccezione Mario Tozzi, Primo ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche e divulgatore scientifico, in conversazione con Ulrik Fugmann.

 

SPECIALE EVENTO

Partecipa alla conferenza di BNPP AM
Mercoledì 15 settembre 2021  ore 16:00-17:00
MiCo Milano Congressi – via Gattamelata 5, 20149 Milano
Clicca qui per iscriverti
È possibile seguire la conferenza anche in streaming
sulla piattaforma del Salone del Risparmio
(evento riservato esclusivamente
a investitori professionali.
I posti sono limitati)

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