L’approccio Esg (legato alle tematiche ambientali, sociali e di governance) può andare a nozze con i fondi del mercato monetario? La domanda non è banale. Perché se da una parte è facile immaginare come gli standard di sostenibilità possano entrare nei fondi azionari e obbligazioni, attraverso una selezione attenta delle aziende e un orientamento di medio e lungo termine, non lo è altrettanto per i fondi del mercato monetario, composti da attività simili alla liquidità con scadenze di breve o brevissimo periodo. Tuttavia, analizzando più da vicino la questione, ecco che tutto appare più chiaro.
La prima mossa per rendere anche i fondi del mercato monetario più sostenibili, secondo gli esperti di BNP Paribas Asset Management, consiste anche in questo caso, in una selezione delle attività attraverso i criteri Esg. “Escludiamo – spiegano – emittenti come le società del tabacco o del carbone”.
Più nel dettaglio, ad esempio, la loro politica sul carbone prevede l’esclusione delle aziende che generano il 10% o più dei loro ricavi da questo fossile. E si nota come nell’ampio universo degli investimenti del mercato monetario, che comprende quasi 3.100 emittenti, dopo questa selezione iniziale sono ancora più di 2.800 quelli idonei.
“È vero che l’implementazione delle regole Esg può limitare la gamma di opportunità di investimento e influire sul risultato del portafoglio, ma riteniamo che evitare pratiche controverse e integrare considerazioni Esg siano fondamentali per sbloccare ritorni nel lungo termine”, affermano da BNPP AM.
Escludere emittenti legati ad attività controverse come tabacco, armi o carbone, aiuta infatti a rendere la gestione del rischio più sana.
Infatti, dalle loro analisi è emerso che gli emittenti di questi settori controversi possono avere rating creditizi inferiori che incidono sull’ammissibilità nel portafoglio. Non solo. Potrebbero rivelarsi anche meno liquidi, vista la crescente riluttanza dei risparmiatori a investire in questi comparti, e quindi meno interessanti per i fondi del mercato monetario.
Questa condotta che guarda ai business “responsabili” è quindi considerata come uno strumento avanzato di gestione del rischio.
“Siamo convinti – proseguono da BNPP AM – che l’integrazione Esg migliori i rendimenti aggiustati per il rischio, anche se, come nel caso dei fondi del mercato monetario, potrebbe esserci un compromesso tra il punteggio di sostenibilità e la performance”.
Bisogna considerare, infatti, che un punteggio Esg elevato può significare un rendimento inferiore, visto che riflette un rischio più basso, soprattutto reputazionale e regolatorio.
Tirando le somme tra i pro e i contro, “abbiamo scoperto che pur con questa relazione inversa, siamo stati in grado di raggiungere rendimenti anche superiori a quelli dei benchmark dei fondi, a sostegno del fatto che l’integrazione Esg non va a scapito della performance”, concludono.