Ci sarà ben presto un problema di fame globale: come risolverlo?

Le attuali incertezze riguardo gli approvvigionamenti di cereali legate al conflitto porteranno alcuni territori ad aumentare la produzione, sperando in maggiori raccolti. Tale soluzione rischia tuttavia di provocare conseguenze disastrose per il pianeta

Sfamare una popolazione mondiale crescente preservando al contempo le risorse naturali del nostro pianeta richiederà la messa in tavola di un menu di soluzioni completamente differenti da quelle cui siamo abituati oggi. I calcoli sono semplici. Secondo le ultime ricerche del Potsdam institute for climate impact research, il sistema alimentare attuale riesce a soddisfare le necessità di sole 3,4 miliardi di persone senza oltrepassare i limiti planetari chiave, ovvero non provocando conseguenze disastrose per il pianeta. Attualmente, tuttavia, la popolazione mondiale ammonta a circa 7,8 miliardi ed entro i prossimi 30 anni le bocche da sfamare potrebbero aumentare di più di 2 miliardi (raggiungendo i 10 miliardi di persone al 2050).

Placare la fame della popolazione non impoverendo il pianeta

Combinare nuovi modi di produrre gli alimenti necessari, strategie per non impoverire il pianeta, approcci più sostenibili al consumo delle materie prime e abitudini dei consumatori non sarà un compito semplice. “Modificare il sistema alimentare potrebbe però rivelarsi un’impresa meno ardua del fermare il cambiamento climatico” affermano gli esperti di BNP Paribas Asset Management. Lo conferma lo stesso direttore del centro di ricerca di Potsdam, il professor Johan Rockström, secondo cui “oggi ci sono prove che una transizione globale del sistema alimentare verso uno più sostenibile ci darà ottime possibilità di tornare in uno spazio operativo sicuro all’interno dei limiti planetari e fornirà la possibilità di evitare di spingere il sistema su un percorso irreversibile”.

Un menu di nuove soluzioni

Il piatto principale, in questo contesto, è rappresentato dalla trasformazione del sistema alimentare mondiale da principale fonte netta di emissioni a contributore netto negativo. Attualmente, infatti, quest’ultimo è responsabile del 31% delle emissioni globali di gas serra causate dall’uomo, stando alle più recenti evidenze della Food and Agriculture Organization (FAO). Di questa cifra, circa la metà proviene dalle fattorie, un quarto deriva dal cambiamento dell’uso del suolo e un terzo dai processi di filiera. “Le attuali pratiche agricole stanno erodendo rapidamente il potenziale del suolo e del terreno di trattenere carbonio, che è maggiore di quello dell’atmosfera e della vita vegetale dell’intero pianeta messi insieme” affermano da BNPP AM. “Già un terzo del terriccio è scomparso e presto potrebbero rimanere solo un numero limitato di raccolti. Il passaggio ai metodi di agricoltura biologica e l’eliminazione dei pesticidi dannosi può contribuire a trasformare il settore, così come l’uso di serre controllate e di nuove tecnologie come la robotica”.
Il menu, tuttavia, necessita di una seconda portata perché il pianeta possa mantenersi in salute: cambiare le abitudini alimentari dell’uomo. “Non è solo il volume di cibo che consumiamo ad essere problematico, ma è il tipo di cibo che mangiamo a stressare le risorse naturali ed economiche” continuano da BNPP AM. “Un’alimentazione scadente è, infatti, associata a malattie come l’ipertensione, il cancro e il diabete, creando pressione e costi sui servizi sanitari mondiali. La conversione a una dieta più sana non solo aggiungerebbe valore all’economia globale, ma migliorerebbe la capacità della forza lavoro”.

Da consumatori attenti a investitori attenti

A differenza del climate change, tuttavia, la consapevolezza dell’urgenza di questo problema non è comune: da consumatori attenti, i cittadini dovranno quindi diventare investitori attenti. “Come qualsiasi cambiamento trasformativo, ci saranno enormi opportunità di investimento a beneficio di coloro che perseguiranno questo tema. Questi potranno anche usare la loro influenza per sfidare il mondo degli affari a cambiare le sue pratiche, così come sta accadendo con la decarbonizzazione” concludono da BNPP AM.

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