2021-2030, dieci anni per investire e salvare l’ambiente

Il ripristino degli ecosistemi al fine di evitare la perdita di biodiversità è al centro delle agende delle istituzioni mondiali. Agire al più presto è d’ordine, anche attraverso alcuni investimenti mirati

Si aprirà il 5 giugno 2021, giorno mondiale dell’ambiente, il decennio dell’Organizzazione delle nazioni unite per il ripristino degli ecosistemi. L’obiettivo? Prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi in ogni continente e in ogni oceano. Proposito che potrebbe generare fino a 6 mila miliardi di dollari di opportunità economiche e richiedere circa 2 mila miliardi ogni anno di investimenti di capitale al 2030 tra oceani ed acque dolci, terre, campi coltivati e foreste, città ed edifici sostenibili. Tuttavia, sarà prima necessario che il modello economico corrente si trasformi in uno più sostenibile: come fare? E quali le opportunità di investimento? Ne abbiamo parlato con Ulrik Fugmann, Senior Portfolio Manager e co-gestore con Edward Lees dei fondi BNP Paribas EARTH e BNP Paribas Energy Transition di BNP Paribas Asset Management.
 

Quali sono gli obiettivi preposti dal decennio dell’Onu per il ripristino degli ecosistemi?

“Oltre che l’anno in cui finirà questo speciale decennio, il 2030 è anche la deadline per l’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, Sdgs). La perdita di biodiversità mette in pericolo il raggiungimento di circa l’80% dei sotto obiettivi legati a povertà, fame, salute, acque, città, clima, oceani e terra”.
“Nello specifico, il decennio indetto dall’Onu mira a diversi propositi, dallo sviluppo di iniziative di successo guidate da governi e istituzioni private per arrestare il degrado degli ecosistemi e ripristinare quelli già degradati, al creare sinergie tra le opportunità di ripristino e quelle imprese interessate a costruire un solido portafoglio di produzione sostenibile e investimenti a impatto. Ma anche il migliorare lo scambio di conoscenze su ciò che funziona e su come implementare il ripristino su larga scala, o collegare le iniziative che lavorano per lo stesso paesaggio, regione o argomento per aumentarne l’efficienza e l’impatto. Fino a coinvolgere uno spettro sempre più ampio di attori, soprattutto tra quelli tradizionalmente meno coinvolti, dimostrando l’importanza di agire per conservare e generare benefici sociali ed economici”. 
 

Perché salvare l’ambiente richiede il passaggio a un modello economico più sostenibile?

“Allo stato attuale, secondo l’Onu, i danni agli ecosistemi ambientali come foreste, praterie e barriere coralline – e l’associata perdita di biodiversità – potrebbero prosciugare l’economia globale di circa 10 mila miliardi di dollari entro il 2050. Questi danni sarebbero il risultato di un calo dei raccolti e della pesca, così come di un’accresciuta esposizione ad allagamenti ed altre calamità naturali”.
“Anche il nostro modo di alimentarci sta via via contribuendo alla perdita di biodiversità: basti pensare che la maggior parte della produzione mondiale di cibo deriva da meno di 200 specie vegetali, con solo 9 di esse (come il riso, il mais e il grano) a rappresentarne circa due terzi. Sono poi solamente 40 le specie animali che attualmente forniscono la quasi totalità della carne, del latte e delle uova consumate ogni giorno, mentre più della metà delle risorse ittiche ha già raggiunto il suo limite sostenibile, col rischio di causare ingenti danni alle popolazioni che sopravvivono grazie alla pesca”.
“Inoltre, è l’ambiente il più grande datore di lavoro al mondo. Secondo il World Economic Forum, infatti, arrestare la perdita di biodiversità richiederà la trasformazione essenziale di tre sistemi socio-economici, che attualmente rappresentano circa un terzo dell’economia globale e due terzi degli impieghi: lo sfruttamento della flora e della fauna su terra e su oceano; il mondo costruito e le infrastrutture; il settore estrattivo ed energetico. Insieme, questi tre settori mettono in pericolo circa l’80% delle specie in via d’estinzione o quasi a rischio d’estinzione. Ne deriva quindi una grande responsabilità nell’invertire il trend attuale, ma anche enormi benefici per chi deciderà in fretta di vederla come un’opportunità di investimento”.
 

Perché salvare l’ambiente è un’occasione di investimento?

“Ci aspettiamo che il ripristino degli ecosistemi sarà alimentato da una vera e propria ondata di investimenti, aprendo la strada ad una grande quantità di opportunità economiche. Molti governi hanno già incluso misure di ripresa post-Covid green attraverso prestiti, finanziamenti e sgravi fiscali nella ricerca, sviluppo e implementazione di settori come la mobilità sostenibile, l’economia circolare e l’energia pulita. Il prossimo passo sarà aumentare la spesa green in confronto a quella non-green, creando nuovi posti di lavoro e stimolando l’attività economica tramite il ripristino degli ecosistemi, il controllo delle specie esotiche invasive e la conservazione delle foreste. Ad oggi, stimiamo che sono più di 1000 le aziende nel mondo che perseguono questi obiettivi”.

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