L’ultima volta che fu messo in vendita era il 1994. “Lui” è Dame mit Fächer (Signora con ventaglio), l’ultimo ritratto di Gustav Klimt (1862-1918), ancora sul cavalletto mentre il maestro moriva prematuramente prima di compiere 56 anni, nel 1918. Oggi, uno dei suoi pochi ritratti ancora in mani private. 29 anni fa il prezzo pagato per il quadro fu di 11,6 milioni di dollari (7,8 milioni di sterline), cifra che all’epoca segnava un nuovo record d’asta per l’artista. Oggi quella cifra (pur se aggiustata per l’inflazione) impallidisce di fronte ai 108,4 milioni di dollari pagati da un collezionista di Hong Kong per portarsi a casa il dipinto. Una quotazione che guadagna a Klimt il suo nuovo record personale e all’opera lo status di pezzo d’arte nominalmente più caro mai venduto all’asta in Europa (considerando l’inflazione, l’opera d’arte più cara resta L’homme qui marche di Giacometti. Venduto nel 2010 per 104,3 milioni, che oggi ne sarebbero oltre 145). Prima del 27 giugno 2023 il prezzo più elevato pagato in asta per l’artista era di 104,6 milioni di dollari (per Birch Forest della Paul G. Allen Collection, venduto nel 2022 da Christie’s New York). La battaglia è durata dieci minuti; protagonisti quattro offerenti, tre dei quali erano presenti in sala. Alla fine l’ha spuntata Patti Wong (Patti Wong & Associates), che rilanciava per conto di un cliente.
Quando scomparve, a 56 anni, l’artista era «ancora nel fiore degli anni e produceva alcune delle sue opere più compiute e sperimentali», per dirla con Helena Newman, presidente di Sotheby’s Europa e responsabile mondiale per l’arte impressionista e moderna. «Molte di queste – come i ritratti – erano fatte su commissione», ma la Signora con ventaglio è «un tour de force tecnico, pieno di sperimentazioni oltre i limiti, nonché una lode accorata alla bellezza assoluta». La “dama” non fu commissionata. E la sua identità semisconosciuta (molti pensano che si tratti di Johanna Staude, una delle modelle preferite dall’artista) in un certo senso lo conferma. Come il formato scelto, insolitamente quadrato. Come spesso accade nei lavori di Klimt, la protagonista è ritratta a mo’ di icona. Attorno a lei, forme dorate dal sapore orientale, che quasi ne dissolvono la figura.
Come rilevato da Thomas Boyd Bowman, responsabile delle vendite serali di Londra per l’arte moderna e impressionista, «La bellezza e la sensualità del ritratto risiedono nei dettagli: negli aloni blu e rosa che ravvivano la pelle della protagonista, nelle linee piumate delle ciglia e le labbra socchiuse che danno carattere al viso. Klimt si è concesso la piena libertà di catturare sulla tela una donna dalla bellezza sconvolgente. La spalla provocatoriamente scoperta, il portamento e la tranquilla sicurezza di sé si combinano con un effetto stupefacente».
Klimt iniziò a lavorare alla Dama con ventaglio nel 1917, restituendo agli occhi del visitatore la sua completa fascinazione per l’arte e la cultura sino-giapponese. L’amico Egon Schiele, raccontava che «il (suo) salotto era arredato con un tavolo quadrato al centro e un gran numero di stampe giapponesi alle pareti… E da lì si accedeva a un’altra stanza la cui parete era interamente coperta da un enorme armadio che conteneva la sua meravigliosa collezione di abiti cinesi e giapponesi». Nella Dame mit Fächer, Klimt attinge principalmente a motivi cinesi: la fenice (simbolo di immortalità e rinascita, fortuna e fedeltà) e i fiori di loto (simboli di amore, matrimonio felice e/o purezza). Lo sfondo piatto e la giustapposizione dei motivi riflettono il suo profondo interesse per le stampe xilografiche giapponesi.
Dopo la morte di Klimt, il dipinto fu acquistato dall’industriale viennese Erwin Böhler, mecenate anche di Egon Schiele. Per anni troneggiò nella “Sala della Musica” della dimora principale della famiglia, insieme con i suoi paesaggi Waldabhang a Unterach am Attersee e Presshaus am Attersee (la famiglia Böhler era solita trascorrere parte delle sue vacanze proprio sul lago Attersee, con Klimt).