Pertanto, la ripartenza post Covid-19 sta necessariamente generando un cambio di paradigma verso una transizione energetica ed ecologica senza precedenti.
Sono numerosi i Paesi che hanno sottoscritto l’impegno per il raggiungimento di un obiettivo “Net Zero Carbon” entro il 2050, alcuni come la Cina entro il 2060, e altri al 2070, ma comunque, dopo Cop26, il 90% dei Paesi del mondo ha ora un obiettivo di neutralità carbonica da perseguire.
Per raggiungere un obiettivo così ambizioso occorre adottare contemporaneamente diverse strategie, che richiedono l’investimento di ingenti capitali (pubblici, ma soprattutto privati) per sviluppare adeguate tecnologie che favoriscano da un lato la riduzione delle emissioni di gas serra e dall’altro il sequestro dell’anidride carbonica
dall’atmosfera (ad esempio tecnologie di carbon capture, che consentirebbero il reimpiego della CO2 in agricoltura, nelle costruzioni, nell’industria chimica, ecc.).
I risparmiatori possono inserirsi in questo processo scegliendo – con l’aiuto del proprio consulente finanziario – gli strumenti di impact investing che comportino ricadute significative sullo sviluppo di queste tecnologie in un contesto di crescita sostenibile.
In particolare, per ciò che concerne la riduzione delle emissioni, i settori che potrebbero beneficiare di un tale approccio potrebbero essere i seguenti:
1) Energia da fonti rinnovabili: solare ed eolico in particolare.
Attualmente, la produzione energetica da combustibili fossili è responsabile per circa il 70% delle emissioni complessive di anidride carbonica, di cui circa il 15% ascrivibile al settore trasporti.
Il ricorso a fonti di energia rinnovabile – che si stima dovrebbero raggiungere una quota tra il 70 e l’85% entro il 2050 – impatterà in misura preponderante nel processo di decarbonizzazione, avendo riflessi non solo sulla produzione energetica, ma anche sull’elettrificazione dei trasporti e sui processi industriali.
2) Idrogeno.
Lo sviluppo di tecnologie legate alla produzione e stoccaggio dell’idrogeno verde è fondamentale per la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento, di molti processi industriali legati all’industria pesante (chimica, acciaio, ecc.) e dei trasporti pesanti (camion, navi, ed in parte aerei).
3) Batterie.
Il miglioramento tecnologico delle batterie rappresenta un processo fondamentale per la decarbonizzazione del trasporto da veicoli leggeri (autovetture), che ha già iniziato a svilupparsi ma ad un livello ancora pionieristico.
La riduzione delle emissioni, però, da sola non può essere sufficiente per centrare l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica al 2050, ma sarà necessario sviluppare adeguate tecnologie di carbon capture, per consentire di ridurre la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, impiegandola in diversi processi, quali la preparazione di materiali da costruzione, l’utilizzo in agricoltura, la realizzazione di composti chimici o combustibili sintetici.
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Dal lato della domanda, come potranno i cittadini e le comunità prendere parte a questo processo di transizione e assumere un ruolo attivo e propulsivo?
Se vediamo il cittadino nel ruolo di consumatore, in un futuro auspicabilmente non troppo prossimo, le istituzioni potrebbero normare l’indicazione dell’impronta carbonica su ogni prodotto, in modo tale che il cittadino-consumatore sarà posto in grado di operare una scelta di acquisto consapevole, premiando le aziende (e le loro supply chain) più virtuose e penalizzando quelle che non hanno adeguato i loro processi produttivi e distributivi.
Il cittadino risparmiatore-investitore, invece, ha già la possibilità di compiere scelte consapevoli di investimento, andando ad inserire nel proprio portafoglio gli strumenti che più impattano positivamente su tematiche legate alla sostenibilità, in relazione alle proprie preferenze, ponendo particolare attenzione alla fase di selezione di tali strumenti per non incorrere in fattispecie riconducibili al greenwashing.
In Europa, il 10 marzo scorso è entrato in vigore il Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), con l’obiettivo di aumentare la trasparenza degli strumenti d’investimento sui temi ESG, ponendo a carico dei principali attori del mondo finanziario una serie di obblighi informativi relativi ai fondi commercializzati.
Grazie a tale direttiva, il risparmiatore – con l’ausilio del proprio consulente finanziario competente in tema di investimenti sostenibili – ha la possibilità di comprendere il grado di sostenibilità del proprio portafoglio d’investimento e, in presenza di sostanziali difformità rispetto alle proprie preferenze, cercare di adeguarlo selezionando gli strumenti più consoni.
Oggi, la maggior parte degli investimenti ESG è focalizzata sui temi della transizione climatica ed energetica perché percepiti come più urgenti.
La componente orientata in direzione di un sostegno alla transizione verso un’economia circolare, alla difesa della biodiversità, al riciclo dei rifiuti e all’utilizzo efficiente delle risorse è indubbiamente minoritaria – anche perché di più recente formazione – ma necessita di una forte spinta anche per le sue benefiche ricadute sul fronte climatico, che alimenterebbero così un importante circolo virtuoso.
Il ruolo della finanza è quindi quello di accelerare i processi in atto, in quanto, spostando capitali da realtà non sostenibili a realtà che hanno adottato modelli di business in linea con la transizione ecologica, favorisce il raggiungimento di quegli obiettivi ambiziosi legati alla neutralità carbonica in tempi più rapidi.
Il processo culturale e normativo verso una maggior consapevolezza nei confronti della sostenibilità è già in movimento e rappresenta un fattore dirompente al pari di una rivoluzione industriale o della nascita di Internet.
Indubbiamente si tratterà di una “rivoluzione” che porterà con sé vincitori ma anche vittime illustri, come è sempre capitato in occasione di importanti cambi di paradigma. E, considerato che le innovazioni che si sono susseguite nell’ultimo mezzo secolo hanno impiegato sempre meno tempo a diffondersi (si pensi agli elettrodomestici negli anni ’60-’70 e successivamente a internet a inizio secolo ed infine agli smartphone più di recente), ritengo che assumere un approccio attento alla sostenibilità in campo finanziario, ma non solo, e assumerlo tempestivamente, possa rappresentare una scelta vincente anche sotto il profilo economico per gli anni a venire.