Bauhaus e donne: dalla teoria alla pratica
Quando nel 1919 l’architetto tedesco Walter Gropius fondò l’istituto, culla del movimento moderno europeo, si accertò che questo fosse aperto “ad ogni persona di buona reputazione, indipendentemente dall’età o dal sesso”. Il Bauhaus si apriva quindi a quella metà di popolazione che fino a quel momento era quasi del tutto esclusa da diversi ambiti del sistema educativo, quello dell’arte in primis. Tuttavia, nonostante la volontà progressista del suo teorico e fondatore, la realtà delle cose all’interno del Bauhaus rifletteva il pensiero del proprio tempo, con le donne incoraggiate a seguire percorsi più ‘adatti’ al proprio genere, come le arti decorative e la tessitura. La ragione? Differenze sostanziali si presentavano tra il cervello maschile e femminile secondo Gropius, a partire dalla capacità di pensare in 3 dimensioni: presente nel primo, assente nel secondo.
Anche per queste ragioni, una intera generazione di donne innovatrici venne dimenticata dopo la chiusura della scuola nel 1933. O, ancor più tristemente, relegata al ruolo di moglie di famosi artisti, architetti e designer, declassando un talento a un semplice passatempo. Tuttavia, la forza creatrice delle donne che frequentarono il Bauhaus non deve essere dimenticata. “La storia dell’istituto, per come la conosciamo, non è corretta”, ha affermato la storica dell’arte Elisabeth Otto, impegnata a ricordare la modernità delle artiste che lo frequentarono. “Se vi integriamo anche le donne, il quadro che si delinea è molto più completo e interessante”. Ecco le storie di 5 di loro.
Bauhaus: 5 donne dimenticate
Gunta Stölzl (1897-1983)
Stölzl studia storia dell’arte, pittura su vetro, ceramica e arti decorative nella sua città natale, Monaco di Baviera, per poi arruolarsi come infermiera durante la Prima guerra mondiale. Nel 1919 arriva a Weimar, dove sviluppa un interesse per la tessitura e diviene nota per i suoi design colorati e intricati. Collabora spesso con Marcel Breuer, per cui realizza le coperture degli arredi. Grazie al suo talento, Stölzl diventa l’unica donna insegnante e dirige per 5 anni il dipartimento di tessitura, rendendolo uno dei comparti più di successo e redditizi della scuola. Nel 1931, poco prima del trasferimento del Bauhaus da Dessau a Berlino, Stölzl è costretta al licenziamento per questioni politiche. Si trasferisce così a Zurigo, dove fino al 1967 è a capo di S-P-H Stoffe, società da lei creata insieme a due colleghi del Bauhaus. In quegli anni i suoi lavori vengono acquistati dai più importanti musei del mondo, come il Museum of Modern Art di New York e il Victoria and Albert Museum di Londra.
Stölzl nel 1926 circa. Courtesy: Bloomsbury Publishing
Slit Tapestry Red-Green, 1927–1928. Courtesy: Bauhaus-Archiv Berlin
Margarete Heymann (1899-1990)
Heymann arriva a Weimar nel 1920, quando convince Gropius a lasciarle studiare ceramica. Lascia tuttavia il Bauhaus l’anno seguente, frustrata dai rapporti con l’amministrazione, che le permette di accedere al corso di ceramica solamente per alcuni periodi di prova in quanto ritenuta “probabilmente talentuosa, ma non adatta” dal docente in carica. Con il marito e il fratello fonda quindi un laboratorio di ceramica artistica Haël a Marwitz, dove impiega un centinaio di persone ed esporta i suoi lavori all’estero. Durante la crisi economica che colpisce la Germania verso la fine degli anni Venti, la società sperimenta un calo nelle vendite e nei profitti e nel 1933 Heymann decide di liquidare l’attività, che negli anni seguenti continuerà a produrre ceramiche con i suoi design, trasferendosi per un periodo a Gerusalemme. Tornata in patria, la sua arte è tuttavia considerata degenerata (in aggiunta, l’artista è ebrea) e il successo non arriva. Nel 1936 emigra in Inghilterra, dove continua a lavorare come artista nel suo studio personale.
Heymann nel 1925 circa. Courtesy: Bauhaus-Archiv Berlin, Bloomsbury Publishing
Servizio da caffé, 1930 circa. Courtesy: Wright Auction House
Anni Albers (1899-1994)
Quando Albers entra al Bauhaus nel 1922, il suo sogno è la pittura. Tuttavia, scopre presto di avere mani agili per la tessitura e rimane affascinata dalla possibilità di sperimentare l’astrazione geometrica nel tessile. Il suo lavoro si caratterizza per i design spigolosi e a reticolato. Nel 1925 sposa il collega e pittore Joseph Albers e nel 1931 succede a Stölzl come direttrice del dipartimento di tessitura. Nel mentre il partito nazionalsocialista arriva al potere, spingendo i due coniugi a trasferirsi negli Stati Uniti nel 1933, dove al marito è offerta una posizione come professore al Black Mountain College e nel 1939 anche lei entra nel corpo docente. Negli anni a venire viaggia spesso tra il Messico e il Sud America, dove rimane affascinata dall’arte tessile locale. Nel 1949 è la prima donna del suo settore a tenere una personale al MoMA di New York. Lo stesso anno lei e il marito si trasferiscono in Connecticut, dove continuano il proprio lavoro nel proprio studio. Fino alla morte Albers continua ad esporre nei più importanti musei del mondo.
Albers nel 1937 circa. Courtesy: Tate
Intersecting, 1962. Courtesy: The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights
Marianne Brandt (1893-1983)
Il talento di Brandt per il design industriale, specialmente nella lavorazione dei metalli, affascina il professore del Bauhaus László Moholy-Nagy, tanto che nel 1924 l’artista ungherese riesce a riservarle un posto nel corso di forgiatura. Solo quattro anni dopo, Brandt succede al suo mentore come direttrice del dipartimento, ma nel 1929 lascia il Bauhaus per lavorare come direttrice creativa della società Ruppelwerk Metalwarenfabrik. Durante il regime nazista Brandt fatica a trovare un impiego fisso per la volontà di rimanere vicina alla propria famiglia, nonostante il suo riconoscimento come artista. Dopo la Seconda guerra mondiale resta in Germania fino alla morte, dove si appassiona alla pittura e ai fotomontaggi. I suoi lavori sono oggi in mostra presso il Metropolitan Museum of Art e al MoMA di New York, così come al British Museum di Londra e alcuni suoi oggetti sono oggi ancora prodotti da Alessi.
Brandt nel 1930-32 circa. Courtesy: Bauhaus-Archiv Berlin, Bloomsbury Publishing
Teiera per Tecnolumen, 1924. Courtesy: Bauhaus Movement
Gertrude Arndt (1903-2000)
Arndt arriva a Weimar nel 1923 con la speranza di studiare architettura, ma una volta appreso che il dipartimento è riservato ai colleghi uomini si iscrive al corso di tessitura e si diploma nel 1927. Nello stesso anno sposa il collega Alfred Arndt, che diventa direttore del dipartimento di architettura. Rimane a Dessau ma senza un impiego ufficiale: sperimenta quindi con la fotografia, di cui diventa un’appassionata autodidatta e negli anni successivi sviluppa una serie di ritratti e autoritratti. Tuttavia il suo lavoro viene dimenticato fino agli anni Ottanta, per essere apprezzato oggi in tutto il mondo.
Mask portrait No. 13, 1930
Untitled (Mask self-portrait Dessau), 1930. Courtesy: MoMA