Il 2023 è l’anno dei bond? 5 variabili da tenere sott’occhio

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Per gli esperti di Jupiter AM, l’anno appena iniziato presenta opportunità interessanti per il mercato obbligazionario. Aspettative positive per alcuni mercati emergenti (come Brasile, Messico e Sudafrica) ed europei (come Italia e Grecia). Il braccio di ferro tra inflazione e crescita mantiene scenari fluidi e non fa escludere un atterraggio morbido dell’economia

Il 2023 sarà l’anno dei bond? E la recessione è la strada obbligata per l’abbassamento dell’inflazione su cui finora le politiche delle banche centrali hanno avuto un impatto inferiore alle aspettative? Per Mark Nash, Huw Davies e James Novotny, gestori del reddito fisso di Jupiter Asset Management, i primi segnali di rallentamento di crescita ed inflazione che si scorgono nel 2023 creano opportunità favorevoli per il mercato obbligazionario dopo un 2022 da dimenticare. La cautela è d’obbligo ma se l’inflazione sarà mantenuta sotto controllo, i redditi reali potranno crescere con un potenziale aumento della domanda sino a immaginare il cosiddetto atterraggio morbido, cioè uno scenario caratterizzato da una crescita più bassa, un aumento della disoccupazione senza licenziamenti di massa e mercati stabili. Insomma un contesto in cui i governi potranno indirizzare le risorse disponibili per la sicurezza nazionale, per la transizione verde e per migliorare le catene di approvvigionamento.

Ma che cosa aspettarsi in particolare nei prossimi mesi? Lo scenario tratteggiato dagli analisti di Jupiter AM è che i tassi d’interesse rimarranno più alti a lungo, limitando un rally delle obbligazioni negli Stati Uniti e in altri mercati sviluppati, mentre il dollaro USA si indebolirà. Aspettative positive sono rivolte alle valute di mercati emergenti come Brasile, Sudafrica e Messico, ricchi di risorse, e al loro debito in valuta locale. Interesse anche per le obbligazioni convertibili contingenti e per il debito emesso dai Paesi europei più periferici come l’Italia e la Grecia.

Più in dettaglio, per quanto riguarda le variabili da monitorare con attenzione per cogliere le opportunità che potranno crearsi sui mercati del reddito fisso e delle valute, Jupiter AM evidenzia le seguenti:

1 Andamento dei tassi di interesse e flessibilità delle banche centrali

Le banche centrali hanno finora adottato misure restrittive per contenere la spirale dell’inflazione. Adesso però stanno valutando un compromesso tra crescita e inflazione in modo da non fare rallentare bruscamente la crescita. L’intervento sui tassi è una leva, vale la pena sottolinearlo, che ha degli inevitabili tempi di trasmissione sull’economia reale. Lo scenario auspicato, quindi, è che l’obiettivo di un’inflazione al livello 2% possa essere accantonato nel breve termine e possa, invece, essere tollerata un’inflazione più elevata più a lungo, purché il rallentamento di prezzi avvenga sotto controllo. E sulla decelerazione dell’inflazione arrivano segnali incoraggianti da Oltreoceano. Il funzionamento delle catene di approvvigionamento, colpite dalla pandemia, sta migliorando come si deduce da alcuni indicatori (ad esempio il purchasing managers index, PMI), mentre il rafforzamento del dollaro ha contribuito a mantenere bassi i prezzi delle importazioni nella più grande economia del mondo.

2 Prezzi dell’energia in diminuzione

Il ruolo del caro energia nell’aumento dei prezzi è stato importante. Adesso però i prezzi della benzina negli USA sono scesi di circa il 18% rispetto ai valori registrati in estate e in Europa i prezzi del gas naturale sono diminuiti facendo rivedere le quotazioni del 2021, in parte grazie alle attuali condizioni climatiche, più miti rispetto alla media. In calo anche i prezzi del carbone, piano di ripiego per molti paesi. Tutti segnali incoraggianti di un contenimento dell’inflazione.

3 Il ruolo dei sostegni fiscali

Ad aggravare i problemi dell’inflazione hanno contribuito anche le spese non programmate dei governi avvenute dopo l’estate. Se è logico attendersi misure da parte dei governi per limitare l’impatto dell’incremento del costo della vita sui consumatori, le esperienze del 2022 hanno tuttavia dimostrato che spese incontrollate possono fare impennare i rendimenti obbligazionari ed essere fonte di instabilità finanziaria, causando più problemi che benefici.

4 La riapertura della Cina

La Cina sta allentando le rigide politiche di contenimento del Covid che hanno caratterizzato il 2022 e vengono valutati positivamente vari elementi come l’aumento delle vaccinazioni tra la popolazione e gli incentivi al settore immobiliare. Insieme all’atteso apporto positivo alle economie globali non mancano però i rischi: una vera e propria riapertura della Cina, infatti, potrebbe causare un aumento dei prezzi dell’energia, e quindi un’inflazione a livelli più alti.

5 L’incognita del mercato del lavoro

Grande attenzione a quest’area: la rigidità del mercato del lavoro, infatti, continua ad alimentare l’inflazione e rappresenta un problema per i decisori politici. Soprattutto i settori più penalizzati dai periodi di inattività dovuti al Covid (principalmente ricettività, viaggi e intrattenimento) registrano oggi una carenza di manodopera disponibile.

Nel lungo periodo, poi, gli eventi degli ultimi mesi rappresentano un campanello d’allarme per le economie occidentali. L’incertezza geopolitica derivante dall’invasione russa e dalle tensioni tra USA e Cina, insieme all’impatto della pandemia sulle catene di approvvigionamento, spingeranno sempre più l’occidente a focalizzarsi sulla produzione e sulla sicurezza delle proprie catene di produzione e fornitura nel lungo periodo.

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