Private markets, co-investimenti e primaria attenzione su Asia e tech: Fenera & Partners SGR cambia veste ma non il focus della sua gestione. Nasce OBSIDIAN Capital SGR, con un nuovo modello di governance ispirato dalla pluriennale esperienza dei suoi gestori. Giacomo Stratta, founder e Ceo di Fenera & Partners, ci racconta la trasformazione e gli ambiziosi progetti della nuova SGR.
Il nuovo modello di governance adottato da OBSIDIAN Capital SGR rappresenta una scelta di discontinuità con il vostro passato?
Nel 2017 abbiamo creato un nuovo operatore nel panorama del private market con l’obiettivo di un approccio globale ai mercati del private equity e del private debt, grazie all’investimento in asset manager internazionali e ai coinvestimenti in scia ad alcuni dei migliori player del settore, in continuità con la nostra recente storia passata. Tuttavia, il mercato in continua evoluzione, oltre che le logiche di attrazione e retention di team e management di elevata seniority e qualità, ci hanno portato a immaginare una governance in linea con le best practice del mercato estero.
A insegnarlo è l’esperienza internazionale: l’allineamento di interessi tra società e key people, infatti, si concretizza se le ultime sono anche shareholder delle prime. Occorre quindi che queste operino e condividano obiettivi e risultati in un’ottica di lungo termine, guardando costantemente alla crescita e al rafforzamento piuttosto che a una monetizzazione di breve termine. Questo approccio, unitamente alla partecipazione ai risultati dei fondi gestiti grazie ai c.d. “carried interest”, è il miglior modo per dare significato all’integrazione dei fattori ESG, specie nell’affiancare agli aspetti di governance agli obiettivi climatico-ambientali. Infine, resta al nostro fianco il Gruppo Banca Sella, che ha fortemente creduto in questa iniziativa, prima come investitore istituzionale e poi distribuendo i nostri prodotti alla propria clientela più esigente e sofisticata.
Come è cambiata la composizione del vostro team e dell’offerta?
Il rafforzamento è già iniziato su tutte le aree di business, con importanti innesti nell’area investimenti e nello sviluppo delle relazioni commerciali e istituzionali. Resta fermo per noi il valore del monitoraggio e del reporting, per cui abbiamo fin d’ora portato la struttura interna a sei risorse, dedicate ad attività di risk management e compliance AML nonché al controllo di gestione. Ci proponiamo di portare a investitori italiani, soggetti istituzionali e grandi famiglie una selezione di strategie di private debt e private equity globali. Attingiamo da operatori di mid-market non interessati ad approdare sul mercato italiano per via della complessità anche regolamentare che identifica il nostro Paese, ma che al contrario sono di sicuro interesse per i nostri clienti.
Alle strategie di private equity globali, ormai giunte al terzo vintage con OBSIDIAN Private Equity III (segmenti growth e buyout), affianchiamo prodotti tematici o con focus geografico specifico. Tramite la selezione di fondi alternativi globali e con un approccio in costante evoluzione siamo in grado di assicurare sia la massima diversificazione negli investimenti che una volatilità contenuta. Tale offerta è principalmente rivolta a soggetti istituzionali ma, ove la normativa lo consenta, anche i privati possono accedere all’investimento. I sottoscrittori possono rivolgersi a noi direttamente oppure tramite i canali bancari. Infine, per il private banking stiamo implementando strutture master-feeder che consentano a intermediari e investitori l’accesso ai private markets internazionali.
Entrando più nello specifico, quali sono i temi e le aree d’interesse di OBSIDIAN?
Nell’ambito dei private markets, siamo stati tra i primi in Italia a interpretare il megatrend demografico e la relativa espansione nei consumi dell’area asiatica, lanciando un fondo dedicato nel 2020. A oggi, la strategia è esposta prevalentemente a settori come Consumer & Retail, Tech & Software, Healthcare ed Education e che riflettono la crescente propensione ai consumi della popolazione. Se l’approccio ai mercati più maturi ci vede selezionare operatori di mid-market o di nicchia, per quelli di più recente esplosione come quello asiatico è necessario ricercare e investire su soggetti noti e con una storia di successo alle spalle, nonché una consistente conformità alle best practice internazionali in ambito finanziario, ivi inclusa un’elevata attenzione ai fattori ESG. Tuttavia, l’analisi da sola non basta: occorre incontrare il mercato e i suoi operatori in loco. Il nostro lavoro è quindi fatto di studi, valutazioni, viaggi e incontri – anche in presenza – per potersi confrontare con le realtà locali. Nel 2023 realizzeremo una serie di iniziative con operatori locali asiatici e stiamo lavorando a una joint venture che ci veda direttamente attivi su quei mercati. Siamo convinti che il trend legato ai mercati asiatici sia lontano dall’esaurirsi e che caratterizzerà ancora il prossimo decennio.
Un altro segmento di nostro interesse è quello tecnologico, per il quale lanceremo un prodotto dedicato. La battuta d’arresto post pandemia e lo scenario inflattivo in ripresa ha influenzato il tech, creando eccezionali condizioni di ingresso e significative occasioni di acquisto sul mercato secondario, alimentato a sua volta da coloro che hanno necessità di monetizzare i propri investimenti. In ottica di lungo periodo, il segmento tecnologico risulta in costante evoluzione. Crediamo che la contrazione registrata nel 2022 sia temporanea e che a partire della seconda metà del 2023 il rendimento dei portafogli possa tornare a crescere anche in modo significativo: molte delle società target, infatti, stanno performando in modo eccellente, al di là dei multipli espressi in questo momento.